Ritaglio di giornale, da Lotta continua. Non conosco la data di pubblicazione e non ricordo neppure l’anno. Comunque di un altro secolo! D
Didascalia: “Un uomo teneva in ostaggio i quattro figli e minacciava di ucciderli. Gas lacrimogeno, l’uomo si arrende e il poliziotto porta i bimbi in salvo. Complimenti soprattutto al fotografo David Parker.“
L’immagine è ancora emozionante, forte. Sento il rumore dell’otturatore che frena e sgrana sulla pellicola il movimento rapido dell’azione (forse esagero). Non mi soffermerei, però, sui complimenti a questo o a quello. Sento soddisfazione perché la vicenda è finita senza vittime. Ma non riesco a pensare quell’attimo senza un prima o un dopo dei protagonisti e del fotografo.
Torno all’immagine: non si spiega senza una didascalia o un titolo, ma ugualmente attrae subito l’attenzione. Sgranata, mossa, dinamica, l’effetto stampa di un quotidiano di allora. In un contesto indefinibile. Fantasmi. Tanti elementi che si contrappongono in una ressa di significati: la maschera antigas e il volto bianco, la divisa e gli abiti strappati; la pistola e il braccio che sostiene la bambina; la lunghezza delle gambe allineate.
Un’immagine fotografica rappresenta un attimo, e quell’attimo sarebbe nulla senza quelli precedenti e quelli successivi. Eppure, nella mente di chi guarda la fotografia, quell’attimo è un luogo, un fatto, una realtà. E il tempo è qualcosa di diverso da una successione di istanti: è una contemporaneità di punti nello spazio.