Queste foto sono state scattate alla fine del 1995 in un periodo in cui sembrava che la situazione potesse cambiare. L’autorità palestinese aveva assunto il controllo nelle enclave in Cisgiordania e a Gaza, e la situazione era abbastanza tranquilla. Sia israeliani che palestinesi avevano abbassato i toni dello scontro e permettevano ai visitatori da altri paesi di muoversi abbastanza liberamente in quasi tutti i territori.
All’ingresso di una enclave capitava di sentire l’appello proveniente dall’altoparlante di un blindato israeliano che invitava a non entrare perché pericoloso. Comunque c’era qualche speranza nell’aria, nonostante l’evidente asprezza dei comportamenti da entrambe le parti.
Gerusalemme è meravigliosa, ha il fascino della città antica in cui religioni e popoli si sono scontrati e incontrati, ma in quei giorni diventa anche un’illusione per chi spera nella pace.
Siamo arrivati nel pieno centro di Ebron. E nel mezzo di un incrocio neppure largo, su cui puntano diverse strade con negozi e intasate di traffico, c’è una pattuglia di soldati israeliani circondata da filo spinato e sacchetti di sabbia. Ci passiamo vicino con l’auto, ma il caos è totale.
Tramonti bellissimi e cieli, che incantano, illuminano le vecchie mura della città e la cupola dorata della moschea. Simboli e frammenti del passato disseminati dovunque. Anche schiacciata da un’edilizia folle che ha costruito in modo caotico in tutta la valle e alle spalle della città antica, Gerusalemme conserva un fascino inquieto per chi ne conosce le vicende. Superate le mura inizia un mondo di contrasti e differenze.
Basta camminare nelle zone ebraiche tra case e palazzi ristrutturati che si affacciano al muro del pianto, o scendere dal Santo Sepolcro nei vicoli del quartiere cattolico e poi attraversare il quartiere islamico. Alle porte di Damasco e di Jaffa trovi i taxi palestinesi che ti possono portare nella zona est di Gerusalemme.
Nel quartiere islamico c’è una enclave di ebrei ortodossi che vivono in un groviglio di case e di tetti disegnati da filo spinato e torrette rudimentali di guardia con militari.
Nella chiesa del Santo Sepolcro la devozione dei fedeli mostra le diverse “anime” dei cristiani.
Per la prima volta Yasser Arafath partecipa alla messa di mezzanotte a Betlemme come presidente dell’Autorità palestinese, alla presenza di rappresentanti altri paesi e delle autorità religiose, cattoliche e ortodosse. Sin dal pomeriggio la cittadina si anima di turisti e pellegrini. Pochi negozi si affacciano su strade dissestate con banchi e scaffali quasi vuoti. Gruppi di giovani curiosi percorrono la strada principale. Un solo locale di ristoro con albergo (completo). Militari palestinesi presidiano la piccola Chiesa e la piazza su cui spicca un grande striscione con il volto di Arafath.
Al tramonto una folla poco rumorosa (l’atmosfera è sospesa) inizia a radunarsi davanti al piccolo varco che permette di entrare nella basilica. Dentro c’è molta gente che si accalca all’arrivo del premier palestinese con consorte. e si siedono in prima fila. Dietro si nota la testa di Emma Bonino. Attorno e ai lati ci sono molti giornalisti, operatori e fotografi. Durante il rito (abbastanza noioso) cerco di salire ad un ballatoio ma finisco sul tetto dove vengo fermato da un militare e finisco a chiacchierare con un giovane frate francescano (non ho mai capito cosa facesse lì in quel momento). Per tornare a Gerusalemme ci danno un passaggio dei giornalisti italiani.