Il mare, i colori, il cielo, la luce: la Sardegna è meravigliosa. Ma ciò che ricordo subito di questo breve viaggio nell’isola è l’incontro con il Bes. Era lì, al secondo piano del Museo Archeologico di Cagliari (foto), con il suo ventre prominente, con quella smorfia sul volto barbuto che potrebbe essere uno sberleffo, e le sue gambe tozze su piedi spessi.
La Storia racconta che il dio Bes abbia origini nell’antico Egitto come il demone che protegge dalle sciagure. Poi, nei secoli, il suo ruolo si è specializzato nell’ambito domestico, compresa l’assistenza alle partorienti e la protezione dei bambini, oltre a quello di guaritore. Insomma, in famiglia piaceva a tutti. E dall’Egitto attraverso i fenici e cartaginesi è arrivato anche in Sardegna, e pare che sia entrato anche nella classifica degli dei romani.
Troppo simpatico. È strafottente, fa la linguaccia in tutte le sue raffigurazioni. Anche se a me sembra che qui stia fumando un sigaro e alzi il braccio in modo irriverente. Sul capo pare che portasse delle piume e che fosse spesso circondato da ballerine. Me lo vedo alla sera davanti a una birra che chiacchiera e ride, sempre al centro dell’attenzione. Il Bes è il Bes. Chi l’ha conosciuto non lo dimentica. Le sue storie sono incredibili e finiscono sempre bene. Come vicino di casa, però avrei qualche dubbio.
È così umano per le sue tante imperfezioni da non poter essere messo a confronto con i Giganti del Monte Prama, che sembrano, invece, dei robot, delle macchine da guerra, imponenti e con lo sguardo fisso. Allo stesso periodo dei Giganti appartengono anche i bronzetti nuragici, che mi fanno pensare ai giochi con i soldatini. Sono piccoli, in pose bizzarre e buffe, anche se esibiscono le terribili armi dell’epoca. Il Bes, invece, non si mette in posa per la fotografia. Lui è così, e nell’attimo in cui scatti tira fuori la lingua per farti dispetto. Lui non indossa una maschera apotropaica ghignante. Il Bes se la ride.