Le ombre, di Ernst Hans Gombrich, Einaudi
(nota: Le ombre non fanno parte del mondo reale, però certificano la consistenza di un oggetto. Gombrich analizza da storico dell’arte l’uso e il significato delle ombre nelle opere più importanti. Un piccolo saggio per illuminare infinite ombre.)
“Noi tendiamo a concepire il mondo come stabile, anche se siamo consapevoli della molteplicità di circostanze che possono influenzare il modo in cui ci appaiono le cose; ma attribuiamo al colore o alla struttura delle superfici caratteristiche di stabilità che permangono anche al di là della mutevolezza delle immagini. Diversamente accade con le ombre, perché esse non fanno parte del mondo reale; non possiamo toccarle o afferrarle…”
“esistono però situazioni in cui la presenza dell’ombra certifica la consistenza di un oggetto, poiché ciò che proietta un’ombra deve essere reale.”
L’ombra portata: nel cinquecento gli artisti evitano l’ombra portata. “Leonardo, che non sembra essere in disaccordo coi colleghi artisti, suggerisce un artificio: … di velare il sole e creare un’atmosfera di leggera foschia, assecondando quella che era la tendenza della sua generazione a reagire con veemenza alla nitidezza dei profili della pittura quattrocentesca.”
“Se la proiezione parallela è relativamente rara, il trompe l’œil ha sempre usufruito delle risorse della cosiddetta «ombra congiunta»: l’ombra proiettata da un oggetto sulla superficie su cui appoggia accentua immediatamente l’impressione della consistenza dell’oggetto stesso.”
“Gli impressionisti enfatizzano il colore delle ombre osservando che solo raramente sono grigie e che esse esibiscono il più delle volte delle tinte che possono variare a seconda dei colori dell’ambiente circostante.”