Photo Blu Planet Sky, space designed by James Turrell 2004 (Kanasawa): sky framed in a rectangular hole in the ceiling. From any point of view what I see e perceive is exatly a square crossed by the light, but the camera reveals another nature: an irregular quadrilateral.
Il punto di vista determina la mediazione fra me e il mondo. La percezione di un oggetto e la mia memoria si incontrano nel mio sistema neuronale e danno luogo a una o più interpretazioni. In relazione al contesto l’interpretazione assume un significato che è funzionale alla mia visione del mondo, nel senso più ampio o ristretto che la mia condizione richiede e in una prospettiva che dalla memoria del mio passato anticipa il futuro possibile dell’evento. Contemporaneamente, o forse un attimo dopo, l’interpretazione diventa emozione, e coglierne il senso diventa fondamentale per trasformare quella relazione iniziale, quell’evento, in un grano di pensiero. Ma ragione ed emozione si escludono a vicenda (come accade per il fotone nella meccanica quantistica) se cerco di fissarle nello stesso istante di pensiero. La scelta dell’una o dell’altra, o dell’ordine in cui si affacciano, è comunque individuale e locale perché dipende dalla mia configurazione biologica e da influenze esterne che sono parziali o invisibili.
Un oggetto visto da diversi punti di vista rimane lo stesso. Ciò accade quando la percezione di un oggetto, pur cambiando forma da un punto di vista all’altro, finisce con l’avere un’unica interpretazione. In questo caso l’incontro fra percezione e memoria nel mio sistema neuronale si basa sull’esperienza che unifica percezioni diverse di uno specifico oggetto riportandole ad un unico grano di pensiero già presente nella memoria.
L’idea dell’oggetto è indipendente dalla percezione, ma non si può dire che l’idea esista prima del momento della percezione, se non nella sua forma immaginaria o razionale di un pensiero astratto. Come nel sogno o nella fantasia la percezione di un oggetto può realizzarsi nel sistema neuronale senza che l’oggetto esista al di fuori della singolarità del soggetto. Sono invece indispensabili elementi culturali appresi, o condizioni circostanti, anche parziali, che permettono di proiettare nell’ambito del pensiero, sensazioni simili a quelle di un oggetto reale percepito esternamente.
Cosa accade quando fra la percezione e l’oggetto si frappone la tecnologia? una protesi come la fotocamera?
Entrando nella grande sala progettata da James Turrell, capisci subito che quella finestra nel soffitto, rivolta verso il cielo, è un quadrato esattamente inscrivibile in un cerchio o circoscrivibile ad un cerchio. Non c’è molto da riflettere, da qualsiasi punto di vista. Ma poi quando rivedo le fotografie quel quadrato è diventato un quadrilatero dove ogni angolo e ogni lato sono diversi. E se non l’avessi visto con i miei occhi potrei pensare che non lo sia affatto.
Che fine ha fatto la mia percezione del quadrato da ogni punto di vista all’interno della sala? E l’idea del quadrato che avevo subito avuto entrando dalla porta laterale?
La fotocamera è una protesi? e la fotografia è un supporto per la mia memoria? Che tipo di relazione si stabilisce fra la fotografia e l’oggetto? e il mio cervello dove si colloca?
Esperienza e memoria non portano a un’unica conclusione.
Quale ruolo ha la tecnologia (e la tecnica?) nel mio modo di percepire il mondo?
La percezione del quadrato è una interpretazione del mio vedere. I miei occhi non vedono l’oggetto in sé. Sulla retina ciò che si proietta non è il quadrato ma qualcosa di molto simile alla fotografia che ho registrato.